Skip to content

La Chiesa

La chiesa di San Bartolomeo sorge lungo la via Flaminia, a breve distanza dall’abitato di San Gemini. Si tratta di una chiesa di recente realizzazione che riprende un antico titolo.

L’edificio presenta una architettura moderna con una pianta a navata unica conclusa da un abside semicircolare e una semplice facciata a capanna ornata da un mosaico. La chiesa ha una semplice facciata a capanna, con rivestimento esterno in mattoni. In basso si apre un portale quadrangolare sormontato da una tettoia che protegge un mosaico raffigurante il Crocifisso tra San Francesco e San Bartolomeo. Al centro si apre una lunga finestra e feritoia. La chiesa ha una pianta a navata unico quadrangolare conclusa con un abside semicircolare. La copertura a doppio spiovente presenta una struttura in latero cemento e manto in tegole. La pavimentazione è stata realizzata con piastrelle quadrate in gres porcellanato. La chiesa presenta un piccolo campanile a vela nella parte posteriore. L’altare (che ha subito un intervento strutturale nel 1970) presenta una mensa in pietra sostenuta da un pilastro centrale sempre in pietra. Lo stesso è stato realizzato secondo le disposizioni liturgiche del Concilio Vaticano II.

In merito alle  notizie storiche del bene in questione si fa riferimento alla costruzione della Chiesa di San Bartolomeo agli inizi degli anni ’60 del Novecento in sostituzione dell’antica crollata per uno smottamento del terreno.

La chiesa subisce alcuni danni a causa di un terremoto nel 1978, per questo negli anni ’80 vengono realizzati alcuni lavori di consolidamento che permettono la riapertura della Chiesa.

Nuovi danni vengono provocati alla chiesa dal terremoto che colpisce l’Umbria nel 1997. Nei primi anni 2000 vengono completati i restauri e la chiesa viene riaperta al culto.

L’ex convento e lebbrosario di San Bartolomeo

Uno degli elementi che ha determinato l’ascesa di San Gemini, come insediamento urbano eccellente è costituito dalla Via Flaminia.

Lungo questa arteria scorrono eserciti, mercanti, ma anche una umanità legata non alla distruzione ma alla pace ed alla religiosità: i pellegrini.

L’ospedale sorge lungo il tratta della Via Flaminia che lega Narni a San Gemini in un luogo chiamato Collecapra. Il toponimo Collecapra può essere identificato con S Bartolomeo in quanto in etrusco capra significava sepoltura e poteva essere un lugo in cui venivano sepolti, per isolarli, i lebbrosi occasionali, in mancanza di un vero e proprio lebbrosario. A tal proposito il Catasto di San Gemini del 1640 cita la collocazione del seguente podere[1]:

“ La Magnifica comunità possiede li beni dell’Hospitale di S. Bartolomeo, lavorato arborato con cerque e piantoni e parte vitato dove è esistente una abitazione o certo Hospitio posto in territorio di San Gemini in Vocabolo S. Bartolomeo ovvero Vallefornare appresso li beni di Pietro di Seronina, beni della compagnia del corpo di Christo, beni di Hortentio di Lionetto e da lato la strada e da capo la strada e i beni di Jo Battista Confetti lo quale è di capacità e di misura di solli 201 ca 25 valutato al sollo 78 scudi”.

L’ospizio era un lebbrosario e vi facevano capo tutti i lebbrosi di Narni, Orte, Amelia, Todi, Terni e delle Terre Arnolfe. La sua importanza nel territorio era altissima grazie anche all’estensione della sua influenza. Dal punto di vista documentario la sua costruzione risale ai primi del ‘400.

A San Gemini funzionano nel XV secolo due ospedali, quello di S Caterina presso il Borgo e quello di S Bartolomeo, censito nel catasto gregoriano al N° 533 posto lungo la via che da San Gemini conduce a Narni Scalo, posto sulla statale SS3ter che attraversa Voc. Cimignano Coc. Pian di Rota, Quadrelletto fino ad incontrare l’antico lebbrosario. Il secondo era sicuramente quello più importante, in quanto faceva parte di quelle catene di ospedali che lo Stato Pontificio aveva messo a disposizione per la cura dei lebbrosi ed anche quello che aveva notevoli possedimenti di terre e di immobili. Il possesso di questo istituto di beneficenza gestito dal Comune di San Gemini permetteva alla città di far fronte alle tasse improvvise e straordinarie di solito legate ai pagamenti delle compagnie di ventura ovvero ai taglioni pontifici con le sue rendite e per questo la comunità e la municipalità del ducato si tenevano stretto l’ospedale. L’importanza della municipalità di San Gemini rende la decisione di Niccolò V di assegnare il giuspatronato del lazzaretto al Comune di San Gemini[2] nonostante un certo Paolo “sovrintendente e affittuario generale degli ospedali dei loperosi” pretese di avere l’amministrazione di San Bartolomeo.

Il lebbrosario è intitolato a S. Bartolomeo, cosa poco frequente, perché di solito questo tipo di ospedali gestiti da confraternite o da monaci erano intitolati  a S. Lazzaro S. Maurizio, S. Tommaso. In realtà San Bartolomeo (in ebraico dono di Dio) uno dei dodici apostoli, a causa del suo cruento martirio è considerato, appunto protettore dei dermatologi e degli ammalati affetti da malattie della pelle. Secondo la tradizione, il Santo è stato spellato vivo per aver convertito il re dell’ Armenia e per questa ragione gli si riconosce la protezione dei dermatologi e quindi degli affetti da malattie della pelle.

L’edificio è composto da tre corpi uno dei quali rappresenta l’entrata, l’atrio alle spalle della porta. L’Ospedale vero e proprio era formato da una grande sala dove i malati venivano disposti a raggiera per diminuire il contatto sia tra di loro sia tra loro e i loro curatori. Una parte dell’edificio era affiancata ad un a chiesa dove venivano effettuate le liturgie e le sepolture. Quando il patrono era il Comune, come nel caso di San Gemini, la gestione veniva appaltata o data ad una confraternita. Sopra la porta di ingresso è raffigurata una crocefissione cinquecentesca di modesta fattura, molto compromessa della quale è rimasta la parte superiore della crocefissione con un Cristo a mezzo busto che perde copiosamente gocce di sangue sia dalle ferite delle mani inchiodate, sia dalla fronte per la corona di pine. A sinistra il volto mesto della Madonna che indica con la mano la tortura del figlio come se l’immagine rappresentasse una sorta di comparazione tra le sofferenze dei lebbrosi e quelle di Cristo.

Sembra che la costruzione dell’Ospedale sia della prima metà del ‘400 in corrispondenza dell’aggravarsi della epidemia di lebbra nel circondario di Narni. La riprova è quando viene decretato dalla Statuto di San Gemini del 1578. [3]

La costruzione e la gestione amministrativa era collegata al Comune di San Gemini.

Al 15 di Agosto si teneva la Festa di S Bartolomeo e al 22 la Fiera di S Bartolomeo la cui organizzazione rea deputata al consiglio e in particolare ai Priori i quali dovevano eleggere il capitano armato e i Presidenti ma non dovevano eleggere se stessi. [4]

Oltre alle rese delle possessioni, le rese provenivano dai degenti che dovevano devolvere l’asse ereditario all’ospedale e dalle questue che venivano effettuate. L’ospedale era famoso nella zona ed era gestito dalla Municipalità mentre altri da confraternite o ordini ecclesiastici. Godeva di privilegi papali finché la sua importanza era proporzionale al numero dei degenti ma quando i lebbrosi cominciarono a calare ne venne meno l’importanza della cura rimanendo attiva la potenzialità economica. Infatti nel 1539 il 18 settembre si decise che si doveva creare un Monte di Pietà Formentario con le entrate di S Bartolomeo e S Caterina.[5] . Nell’esame delle entrate ed uscite di S Bartolomeo nel citato inventario[6]si può notare che proprio il miele è uno dei prodotti di scambio e di pagamento più usato.

Nel 1740 un breve pontificio soppresse l’Ospedale di San Bartolomeo. I beni passarono al brefotrofio di S Lucia di Narni. [7]

Attualmente la destinazione e la finalità di questo importante bene, soprattutto per quanto riguarda il suo valore storico ed artistico di pregio per l’affresco rappresentante una crocefissione, è stata inserita nell’ambito di una vicenda giudiziaria.

La società immobiliare ricorre al TAR contro il Ministero per i beni e le attività culturali che dichiara particolarmente importante ed interessante dell’immobile denominato “prospetti dell’ex ospedale di S Bartolomeo”. La società immobiliare chiede l’annullamento della Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici dell’Umbria che con raccomandata del 5 settembre 2012 dichiarava lo stabile “ di interesse particolarmente importante ai sensi dell’articolo 10 comma 3 lett. A) del D.L. 42/04 il prospetto dell’ex ospedale di S Bartolomeo con esclusione dei corpi aggiunti in tempi recenti legati alle attività agricole (il tetto dell’ospedale era sfondato, la chiesa non esisteva più). La società Immobiliare aveva acquistato l’immobile dall’Istituto Assistenza ed infanzia Beata Lucia. Il parere con cui il TAR annulla i vincoli della sovrintendenza sono legati al fatto che il patrimonio demoetnoantropologico si erano ridotti al semplice affresco in quanto l’immobile non riveste alcun interesse storico artistico… Le toghe si pronunciano accogliendo il ricorso della Soc. Immobiliare e condannando il ministero a pagare € 1000 per la refusione delle spese della società ricorrente. Così è deciso in Perugia nella Camera di Consiglio il 10 maggio 2019.

 

Testi a cura del Dott. Petroni Paolo e per la parte riguardante il Lebbrosario di S Bartolomeo si fa riferimento alla monografia di R. Amati “Il lebbrosario di S. Bartolomeo San Gemini 1440 – 1740”

[1] Edoardo Martone 1854-1935 autore della Cronostoria Narnese

[2] Archivio storico di San Gemini, Riformanza, reg. 39, 1453

[3] Statuto di San Gemini 1578 Libro 1, cap.24 lo Statuto affermava “che il Podestà eleggesse nel primo mese del suo regime un bono e legale sindaco dell’Hospedale. Così più specificatamente nel cap 58 indicava solamente e propriamente solo che venisse fatto un registro pubblico dei beni di San Bartolomeo e S Caterina.

[4] Archivio storico Comunlae Riformanze, 13 agosto 1542

[5] Memorie e notizie storiche appartenenti all’antichissima Città di Carsoli (Acquasparta, Biblioteca Cesia, D22-1775)

[6] Archivio storico comunale c 52 1480

[7] Lettera apostolica in forma abbreviata detto sub cera in quanto chiusa da un filo di pergamena ed un sigillo di cera con impressa la figura del pescatore ed il nome del Papa. Poteva essere anche si piombo ed era allora sub plumbo.

Foto: I luoghi del silenzio – link: https://www.iluoghidelsilenzio.it/ex-convento-e-lebbrosario-di-san-bartolomeo-quadrelletto-di-san-gemini-tr/

Torna su
error: Contenuto protetto da diritto d'autore!