Notizie storiche
L’origine del monastero di Santa Caterina ha inizio con la distruzione di Poggio Azzuano nel 1442, quando fu concesso di costruire nei pressi del Poggiame una Chiesa.
Il conflitto tra i due territori nasceva da non poche razzie da parte degli abitanti di Poggio Azzuano che, essendo protetti da Forze ghibelline, si prendeva il lusso di compiere scorribande nel territorio di San Gemini, a sua volta protetto dal Papa.
Fu infatti lo Stato della Chiesa ad assoldare un capitano di ventura col preciso compito di radere al suolo Poggio Azzuano lasciano in piedi solo una chiesetta al centro del paese quella di Santa Caterina.
Il Ceroni[1] ricorda che il Consiglio di San Gemini riunito il 13 ottobre del 1556, propose l’erezione di un nuovo monastero, in cui fossero accolte solo donne del paese. La proposta fu approvata e il monastero fu quello di Santa Caterina.
Nel 1575 vi s’insediò una comunità religiosa ispirata alla Regola di Santa Chiara di Assisi.
Il Cascioli nei “I tre Archi”[2] narra delle vicissitudini romanzesche di queste pie donne, rese note da un manoscritto, sotto forma di diario, redatto dalle monache e conservato nel convento.
Si racconta che contro il parere dei loro stessi parenti le suore si ritirarono in vita di preghiere e lavoro, così fu negato loro ogni soccorso e respinti i loro lavori di cucito e ricamo.
Fu murata la porta d’ingresso al recinto, affinché nessuno potesse dar loro da mangiare, ma la cronaca di una delle suore afferma che per molti mesi Gesù in persona, nelle vesti di ortolano consegnava loro, alle ore 15 di ogni giorno, un cesto di frutta sufficientemente nutriente. Dopo una lunga attesa, i meravigliati e stanchi concittadini si arresero, la comunità delle suore e la loro attività fu esaminata dal Tribunale dell’Inquisizione e alla fine vennero lasciate libere di servire Dio.
Molte furono le suore che ivi morirono in concetto di santità tra le quali Suor Caterina detta di San Filippo Neri la quale ebbe le stigmate della passione di Gesù, pregando dinanzi al SS Crocifisso che oggi è al di sopra dell’altare maggiore, ma che a quel tempo “1700” le suore tenevano in refettorio. Morì nel 1713 in chiara fama di santità. Dopo 17 anni il suo corpo fu riesumato e la salma fu trovata intatta e flessibile come di persona viva, gli occhi non rovinati, i suoi capelli con bulbo fresco e fermi. Nel rimuoverla per rivestirla la piaga stigmatizza del costato dette sangue vivo. Raccolto con pannolini di lino con uno di questi furono toccati gli occhi di un cieco che riacquistò la vista. Il suo processo di beatificazione si interruppe in vista della chiusura del convento ad opera delle confische napoleoniche.
Nel 1723 fu costruita la nuova Chiesa di Santa Caterina che fu posta sotto il patronato dei Canonici di San Giovanni in Laterano.
Nel 1810 il monastero fu soppresso e mai più ripristinato con le monache, mentre vi si trasferirono i frati del Terzo Ordine di San Francesco nel 1884.
Il Complesso di Santa Caterina è posto in uno dei punti più elevati della città e per un lato confina con la linea delle mura castellane, il cui tracciato originario si suppone risalga ad epoca romana tra il I ed il II secolo d.C.
In diverse zone dell’edificio ci sono testimonianze di questo periodo, locali di deposito cisterna situati a circa tre metri sotto l’attuale piano stradale di Via del Tribunale, murature in pietra squadrata a circa un metro sotto l’attuale piano di campagna nell’angolo ovest sud – ovest del fabbricato, murature di opus incertum, saldata a malta romana nel muro prospiciente via della Rocca.
L’edificio attualmente si presenta composto da tre diversi corpi di fabbrica.
Sul lato nord-ovest, verso il Poggiame, coincide più o meno con la linea delle mura castellane, fondato su resti di maschi murari e con la presenza di pavimentazioni esterne del XIV secolo.
Sul lato sud-ovest, lungo via del Tribunale, il fabbricato ha caratteristiche omogenee con il resto del complesso, mentre sul lato nord-est, di recente realizzazione, è addossato sul precedente collegamento tra i due corpi di fabbrica e le mura perimetrali.
La Chiesa ad una sola navata, ha l’interno barocco ed è arricchita sull’altare maggiore da una bellissima tela raffigurante le Mistiche Nozze di Santa Caterina, opera attribuibile a Lazzaro Baldi e databile circa il 1650.
Testi a cura del Dott. Paolo Petroni
[1] Archivio di Stato di Terni, Busta n.1 Ceroni, 22
[2] D. Cascioli “I Tre Archi”, Roma 1970