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La preparazione della celebrazione del Matrimonio

Quanto tempo prima di sposarmi devo rivolgermi al parroco?

“Il sacramento del Matrimonio non è una convenzione sociale, un rito vuoto o il mero segno esterno di un impegno. Il sacramento è un dono per la santificazione e la salvezza degli sposi, perché «la loro reciproca appartenenza è la rappresentazione reale, per il tramite del segno sacramentale, del rapporto stesso di Cristo con la Chiesa. Gli sposi sono pertanto il richiamo permanente per la Chiesa di ciò che è accaduto sulla Croce; sono l’uno per l’altra, e per i figli, testimoni della salvezza, di cui il sacramento li rende partecipi». Il Matrimonio è una vocazione, in quanto è una risposta alla specifica chiamata a vivere l’amore coniugale come segno imperfetto dell’amore tra Cristo e la Chiesa. Pertanto, la decisione di sposarsi e di formare una famiglia dev’essere frutto di un discernimento vocazionale”. (Papa Francesco, Amoris laetitia n. 72)

In quale chiesa ci si può sposare?

È raccomandato che la coppia si sposi in una delle parrocchie dove risiede o in quella dove andrà ad abitare: questa scelta esprime la realtà comunitaria cristiana da cui il Matrimonio-sacramento proviene e inserisce. A presiedere la celebrazione sarà il parroco o uno dei presbiteri della parrocchia scelta per la celebrazione perché anche questo esprime il legame del Matrimonio con la comunità cristiana, rappresentata dal parroco a cui è affidata. Scelte diverse andranno concordate serenamente con il parroco della chiesa dove avviene la celebrazione.

Dove si preparano i documenti per il Matrimonio?

La pratica matrimoniale può essere istituita nella parrocchia di uno dei futuri sposi, nella nostra Diocesi nella Parrocchia della sposa: il parroco, infatti, per l’ufficio ricevuto è abilitato dal diritto a compiere tali atti. Per istituire questa pratica in un’altra parrocchia, invece, occorre il nulla-osta di uno dei due parroci di residenza della coppia.

Quanto tempo è necessario per preparare i documenti necessari?

Almeno tre mesi.

Cosa è necessario per avviare la pratica matrimoniale?

  • Preparazione remota

La Chiesa ritiene necessaria, prima del Matrimonio, la partecipazione, nella parrocchia dove si risiede oppure in altra parrocchia, a un itinerario formativo specifico “una sorta di ‘iniziazione’ al sacramento del Matrimonio che fornisca loro gli elementi necessari per poterlo ricevere con le migliori disposizioni e iniziare con una certa solidità la vita familiare” ((Papa Francesco, Amoris laetitia n. 207). Al termine dell’itinerario è opportuno sia rilasciato un attestato di partecipazione.

  • Esame dei futuri sposi

Il parroco che istituisce la pratica matrimoniale esegue il cosiddetto “esame” delle due persone che chiedono di sposarsi: si tratta di un colloquio individuale necessario per constatare che nulla si opponga alla valida e lecita celebrazione del Matrimonio.

  • Documenti canonici
  • Certificato di Battesimo per uso Matrimonio (va richiesto presso la parrocchia in cui si è stati battezzati e non deve superare i sei mesi dall’emissione).
  • Certificato di Cresima se ricevuta (nel caso in cui l’annotazione dell’avvenuta cresima non sia stata riportata nel certificato di battesimo. Tale documento va richiesto nella parrocchia dove si è stati cresimati). A tal proposito è utile ricordare quanto indicato nel Rito del Matrimonio (CEI, Rito del Matrimonio, Premesse generali, 2004, n. 18): “Se è possibile farlo senza grave difficoltà, i cattolici che non hanno ancora ricevuto il sacramento della Confermazione, lo ricevano prima di essere ammessi al Matrimonio, per completare la loro iniziazione cristiana”.
  • Eventualmente il Certificato di stato libero qualora uno dei due nubendi dimori o abbia dimorato, dopo il 16° anno di età, per più di un anno fuori dalla Diocesi.

Oltre ai documenti canonici è necessario presentare al parroco che istituisce la pratica matrimoniale anche l’attestato di frequenza all’itinerario prematrimoniale.

  • Documenti civili
  • Copia della Carta d’identità.
  • Certificato Contestuale (da richiedere all’Ufficio Anagrafico di residenza: certifica in un unico certificato le informazioni anagrafiche e lo stato civile).

E le pubblicazioni?

  • Il parroco che istruisce la pratica matrimoniale, una volta accolto l’esame della coppia che chiede il Matrimonio, le consegna un documento con la richiesta di pubblicazione da portare all’Ufficiale dello Stato Civile del Comune.
  • Avuto di ritorno il documento di pubblicazione vidimato dall’Ufficiale di Stato Civile, il parroco procede all’esposizione delle pubblicazioni canoniche in parrocchia ed eventualmente consegna ai due che richiedono il Matrimonio la richiesta di pubblicazioni da consegnare ai parroci dove hanno la residenza anagrafica.
  • Una volta che le pubblicazioni canoniche e quelle civili sono state esposte il tempo necessario (otto giorni consecutivi che in parrocchia devono comprendere anche due giorni festivi) il parroco dell’istruttoria matrimoniale raccoglie tutti i documenti e, se necessario, ne riporta gli estremi nello Stato dei documenti.
  • Nel caso in cui nessuno dei nubendi abbia la residenza nel Comune dove è ubicata la parrocchia a cui si sono rivolti per la pratica matrimoniale, il parroco che istruisce la pratica si rivolge al/ai parroco/i dove i fidanzati hanno la residenza anagrafica affinché questi chieda/no le pubblicazioni civili al Comune. Il parroco della parrocchia di residenza di uno o entrambi i nubendi si occuperà di far avere al parroco che istruisce la pratica le pubblicazioni vidimate assieme al documento di nulla osta della propria Curia diocesana se diversa da quella del parroco a cui invia le pubblicazioni.

Una volta che la pratica matrimoniale è stata conclusa cosa bisogna fare?

Nel caso in cui il Matrimonio sia previsto in una diocesi diversa da quella in cui è avvenuta la pratica matrimoniale, i documenti preparati vengono portati dalla coppia o dal parroco o da un suo incaricato alla Curia Vescovile per ricevere il nulla-osta alla celebrazione e al trasferimento della celebrazione ad altra Parrocchia.

Per la pratica matrimoniale vi sono casi particolari? 

I seguenti casi necessitano la licenza del vescovo diocesano o di un suo vicario:

  • Matrimonio solo canonico;
  • Matrimonio canonico dopo il civile;
  • Matrimonio di persone già sposate solo civilmente e divorziate;
  • Matrimoni tra una parte battezzata e una parte battezzata che ha però notoriamente abbandonato la fede;
  • Matrimoni tra una parte battezzata e una parte battezzata in una Chiesa non cattolica;
  • Casi particolari che necessitano la dispensa dell’Ordinario;
  • Matrimoni tra una parte battezzata e una parte non battezzata.

Cos’è opportuno concordare con il parroco della parrocchia dove si celebra il matrimonio?

“La preparazione prossima al Matrimonio tende a concentrarsi sugli inviti, i vestiti, la festa e gli innumerevoli dettagli che consumano tanto le risorse economiche quanto le energie e la gioia. I fidanzati arrivano sfiancati e sfiniti al Matrimonio, invece di dedicare le migliori energie a prepararsi come coppia per il gran passo che faranno insieme. (…) Cari fidanzati, abbiate il coraggio di essere differenti, non lasciatevi divorare dalla società del consumo e dell’apparenza. Quello che importa è l’amore che vi unisce, fortificato e santificato dalla grazia. Voi siete capaci di scegliere un festeggiamento sobrio e semplice, per mettere l’amore al di sopra di tutto. Gli operatori pastorali e tutta la comunità possono aiutare a far sì che questa priorità diventi la normalità e non l’eccezione”. (Papa Francesco, Amoris laetitia n. 212)

Di cosa è necessario tenere conto con il presbitero che assiste al Matrimonio?

Il rito del Matrimonio deve essere opportunamente preparato con chi presiede la celebrazione. La preparazione di un eventuale libretto va fatta con i testi previsti dal Rito del Matrimonio, le opportune letture bibliche e i canti liturgici adatti: eventuali musiche e canti non liturgici vanno collocati o prima della celebrazione o dopo il congedo, purché abbiano attinenza con il senso religioso o sacro. L’addobbo floreale deve evidenziare la festa per la presenza del Signore, senza sprechi. I fotografi vanno introdotti alla celebrazione e invitati a non essere invadenti. Gli sposi, in quanto ministri del Sacramento, indossino un abbigliamento rispettoso della celebrazione. Gli sposi tengano conto anche delle necessità della parrocchia e riservino un’eventuale attenzione ai poveri attraverso la Caritas. Prima della celebrazione del Matrimonio si accostino al sacramento della Confessione.

Come aiutare la partecipazione attiva e consapevole nella celebrazione del Sacramento del Matrimonio?

  • Le Letture

La scelta delle letture tra quelle proposte dal rito del Matrimonio deve essere finalizzata a proporre nel contesto di tutta la celebrazione un piccolo cammino di annuncio e catechesi sul grande mistero dell’Amore di Dio, che viene attualizzato e celebrato nel sacramento del Matrimonio. Tutto questo secondo la tipica dinamica della liturgia della Parola: quello che il Vangelo proclama direttamente, la lettura tratta dall’Antico Testamento lo prepara come profezia, e l’eventuale seconda lettura li arricchisce come testimonianza apostolica.

Quando dunque si scelgono tre letture la prima con il rispettivo salmo deve essere tratta dall’Antico Testamento, tranne nel tempo di Pasqua quando è presa dagli Atti degli Apostoli o dall’Apocalisse, la seconda dalle lettere degli Apostoli. Quando invece si scelgono due letture la prima con il rispettivo salmo deve essere tratta dall’Antico Testamento o dal Nuovo Testamento. Nel caso in cui il matrimonio si celebra in una Solennità le letture sono quelle proprie della Solennità, senza alcuna variazione. Naturalmente la scelta delle letture va sempre concordata con il sacerdote celebrante. È la comunità che annuncia la Parola, per cui, le letture vanno proclamate da persone che normalmente svolgono questo ministero all’interno della comunità e non possono essere lette dagli stessi sposi, che per quel giorno sono i primi uditori di quel mistero che la Parola annuncia e il sacramento compie in loro. Perciò, gli sposi accolgono la Parola come Maria accoglie l’annuncio dell’angelo (Lc 1,38). Quella Parola si fa carne nella loro vita, prende dimora nella loro casa, entra nella storia attraverso il loro amore.

  • Il canto e la musica

Il canto e la musica sono elementi rituali, che fanno un tutt’uno con la celebrazione liturgica, la servono e la integrano. Essi costituiscono un modo singolare ed efficace di esprimere il Mistero che si celebra e hanno lo scopo di manifestare «l’aspetto ecclesiale della celebrazione stessa» (Musicam sacram, 42). Limitarsi a farne solo un ornamento o una specie di colonna sonora significa tradire un’esigenza liturgica fondamentale.

Anche la celebrazione del Matrimonio è una celebrazione “ecclesiale”, nel senso che manifesta la Chiesa radunata e la fa diventare sempre più sacramento del Cristo risorto, un segno di speranza per l’umanità. Non è un’azione privata degli sposi, né si fa soltanto per gli sposi. Gli sposi vi entrano come ministri di quella parte che nella celebrazione ha lo scopo di rivelare il rapporto sponsale tra Cristo e la Chiesa attraverso la loro reciproca donazione e alleanza, affinché nel loro gesto tutti i presenti lo possano riconoscere e per esso diano lode al Signore.

Grande importanza assume a questo riguardo la scelta dei canti e della musica.

I canti e la musica devono servire a dare una immagine festosa al raduno, ma soprattutto a favorire l’intima unione tra tutti i partecipanti. Perciò nella scelta siano riconosciuti e valorizzati per questa loro importante e necessaria funzione ministeriale (Sacrosanctum Concilium, 112). Non servano solo ad abbellire la celebrazione, ma servano soprattutto a creare e ad esprimere quanto più comunione possibile tra i presenti. A questo scopo sarà opportuno tener conto del contesto generale e del momento particolare in cui vengono collocati, facendo molta attenzione al testo, alla forma musicale, a chi li deve eseguire o ascoltare, al gesto rituale che accompagnano o che interpretano.

Pertanto si raccomanda sia agli sposi e sia ai musicisti di dare la priorità assoluta al canto dell’assemblea che sarà presente. Pur tenendo conto della sua atipica composizione, spesso problematica dal punto di vista della “partecipazione attiva, cosciente e responsabile” alle liturgie cristiane, si faccia in modo di garantire almeno i canti rituali essenziali, cioè il ritornello del salmo responsoriale (o anche tutto il salmo, da non sostituire in ogni caso con una canzone popolare che non rispetti il senso e l’atteggiamento interiore che il salmo esprime), l’Alleluia al Vangelo, il Santo e le successive acclamazioni (Mistero della fede, l’Amen della dossologia) e infine il canto allo spezzare il pane (Agnello di Dio, da non sostituire, assolutamente, con un canto sulla pace, che non è mai previsto dal Messale e rischia di far passare in secondo piano il gesto importante dello spezzare il pane). Qualora si decidesse di cantare anche il Padre nostro, non è lecito sostituirlo con delle parafrasi o dei rifacimenti arbitrari, spesso anche di pessimo gusto letterario. Per gli altri momenti o riti in cui è previsto il canto, ossia Canto d’ingresso, Gloria, presentazione dei doni, comunione, nulla vieta che a cantare sia solo un piccolo coro o una schola cantorum. In questo caso, però, si provveda che l’assemblea vi possa in qualche modo partecipare.

Si abbia cura di scegliere dei canti con chiaro contenuto (teologico) liturgico e adatti al momento rituale specifico. Sono invece rigorosamente vietati quei canti che appartengono al repertorio canzonettistico dei festivals, dei films, dei concerti pop o della musica lirica e che non sono in alcun modo legati all’azione liturgica che si sta compiendo. Qualora in questi momenti la musica fosse limitata al suono dell’organo, si abbia cura di affidare l’incarico a organisti che comunque abbiano un’adeguata formazione liturgica, spirituale e professionale, e siano capaci di interpretare non solo dei brani musicali, ma anche il momento e il mistero che si celebra. In ogni caso è bene avere informazioni sicure quando coloro che suonano vengono da fuori diocesi.

Si raccomanda comunque sempre a tutti di partecipare alla celebrazione con fede e professionalità, entrando in essa come dei celebranti e scegliendo dei brani, che si integrino con lo spirito e i significati della liturgia cristiana del Matrimonio. Scelgano pure ciò che è bello e piace, purché sia adatto a esprimere e a far percepire prima di tutto la presenza e l’azione di Dio, che si sta celebrando, e nello stesso tempo riesca a mettere l’assemblea nella condizione di una vera partecipazione interiore.

Per tale motivo sono spesso inadatte e da non proporre le tradizionali marce nuziali, consunte dall’uso cinematografico e pubblicitario, che spesso accompagnano l’ingresso degli sposi. E comunque tali esecuzioni devono cessare all’arrivo degli sposi alla loro postazione e l’inizio della celebrazione deve essere sempre accompagnata dal canto d’ingresso o da un accompagnamento musicale che dispone alla preghiera.

Per lo stesso motivo sono da evitare durante la presentazione dei doni o durante la comunione brani operistici, colonne sonore di film, arie, come il “Largo” di Haendel, nati come canti solistici in particolari contesti culturali, con intenti diversi da quelli necessari per vivere questi due momenti liturgici. Inoltre cantare una qualsiasi “Ave Maria” alla comunione stona profondamente con il momento celebrativo: non si sta facendo un omaggio alla Madonna ma ricevendo Cristo

Risorto, vivo, vero e realmente presente nel pane consacrato.

E’ necessario, infatti, prestare attenzione non solo al piacere musicale di un brano, ma anche al suo contenuto e al ruolo specifico che deve svolgere nella liturgia.

Si ricorda, inoltre, che, secondo quanto previsto dal Messale Romano, ogni qualvolta nella Liturgia si legge o proclama un testo o si pronuncia una preghiera l’organo e gli altri strumenti musicali devono tacere. Durante la Preghiera Eucaristica è assolutamente proibito suonare, non solo per non coprire la voce del presidente, ma soprattutto per rispettare e far percepire il carattere comunitario di questa azione, che pur essendo compiuta materialmente e prevalentemente dal solo presidente, in realtà richiede il massimo di partecipazione da parte dei presenti, espressa con la proclamazione del Mistero della fede e con l’Amen della dossologia finale. Lo stesso vale durante le domande che precedono il consenso e il consenso stesso: in questi momenti non si può eseguire alcun sottofondo musicale. In linea con la semplicità e la sobrietà che devono caratterizzare le celebrazioni cristiane e a vantaggio della loro verità e coerenza, si scelgano anche per il canto e la musica forme espressive adeguate, che rispecchiano la realtà dell’assemblea e non le proprie possibilità economiche. La celebrazione del matrimonio non è luogo né di esibizione, né di concerto. Chi vi partecipa deve farlo prima di tutto per fede. Questo criterio deve essere anche alla base della scelta degli strumenti da usare per l’accompagnamento musicale. Va da sé che lo strumento principe è l’organo.

Talvolta, analogamente a quanto accade in celebrazioni soprattutto in contesti giovanili, gli sposi chiedono l’aggiunta di altri strumenti. Il tutto sia fatto avendo come criterio un migliore aiuto, sempre nella sobrietà, al canto liturgico e alla preghiera, non certo a criteri di abbellimento solo estetico. Sono perciò assolutamente vietate improbabili orchestrine con strumenti che nulla hanno a che fare con la sacralità del momento che si vive. In ogni caso gli sposi, per tutto quanto attiene alla musica e al canto, prima di concordare il tutto con gli operatori musicali, devono sempre chiedere indicazioni al parroco.

Conforme alle norme del Rito del Matrimonio (2005), agli orientamenti del Direttorio di Pastorale Familiare della C.E.I.(1993) e allo spirito di Amoris Laetitia di Papa Francesco.

*proposta canti

È necessario sposarsi durante una Messa o anche diversamente?

La celebrazione del Matrimonio è normalmente inserita nella celebrazione eucaristica, tuttavia “nell’esperienza pastorale italiana si verifica sempre di più il caso di coppie che, pur non avendo maturato un chiaro orientamento cristiano e non vivendo una piena appartenenza alla Chiesa, desiderano la celebrazione religiosa del Matrimonio essendo battezzati e non rifiutando esplicitamente la fede” (Cei, Rito del Matrimonio, Presentazione, n° 7). In questi casi può essere opportuno celebrare il matrimonio con la sola Liturgia della Parola, terminata la quale ci sarebbe la Liturgia del Matrimonio senza poi proseguire con la Liturgia Eucaristica.

Ci sono delle pratiche da svolgere dopo la celebrazione del Matrimonio religioso con valore civile?

Dopo il Matrimonio si dovranno firmare due registri per due atti matrimoniali, uno originale e uno in copia conforme: sarà il parroco, entro cinque giorni dall’avvenuto Matrimonio, a consegnare una copia dell’atto di Matrimonio al Comune.

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